Il primo è un documentario che presenta la scena newyorchese degli anni ’70 ed ’80, il mondo della strada, dell’Hip hop, della breakdance e dei graffiti (si possono vedere luoghi “sacri” come la writer’s bench, l’azione nella subway, la battaglia tra “graffiti artists” e “graffiti bombers”, moltissime riprese di treni dipinti, fino a riprese originali delle prime mostre ufficiali), tramite interviste a protagonisti quali Dondi, Lee, Seen, Iz the Wiz, Daze, Kase 2, Zephyr, Dust, Crash, Tracy 168, il gruppo United Artists, nonché ad alcuni
dirigenti della MTA, al sindaco Koch e a cittadini (si percepisce perfettamente la lotta tra
le due “fazioni”: autorità e gente comune da una parte, writer dall’altra, messi a confronto in un virtuale dialogo); il nome si ispira a un omonimo pezzo top-to-bottom di NOC e si riferisce anche alle battaglie di stile intraprese nel campo dei graffiti o della danza per determinare i king.
Nella seconda pellicola il protagonista Raymond, nome d’arte Zoro (interpretato dal writer Lee Quinones), si muove in un ambiente dove writing, rap e breakdance sono a stretto contatto, cercando di uscire dal ghetto tramite il suo talento artistico. Anche in questo caso troviamo immagini dei treni dipinti e degli edifici ridotti in macerie nel Bronx, le lotte di stile tra breaker e djs, con parti molto lunghe dedicate al mondo musicale, il punto di vista della “gente comune” contraria ai graffiti (incarnato dal fratello di Zoro), e un primo interessamento all’opera dei writer da parte di collezionisti, gallerie e giornalisti. Entrambe le pellicole aiutano a creare un immaginario, a fondare il movimento Hip-hop e sono considerate essenziali per conoscere il mondo dei graffiti old-school, anche oltreoceano.
Il film Bomb it[3], del 2008, diretto da Jon Reiss, raccoglie interviste ad alcuni tra i più famosi writer dei primi anni ’70 (tra cui lady Pink, Zephyr, Taki 183, Tracy 168, Cornbread, Rammellzee) e street artist (Blek le rat, Shepard Fairey); mostra i primi treni dipinti, artisti della scena internazionale contemporanea (è stato girato in diverse città del mondo: Los Angeles, New York, Philadelphia, San Francisco, Tijuana, Londra, Parigi, Amsterdam, Barcellona, Amburgo, Berlino, Cape Town, San Paolo, Tokyo), affronta anche problemi come la percezione della città da parte dei graffitisti.
Alcuni film sono dedicati alla vita di Basquiat, come ad esempio Basquiat di Julian Schnabel, del 1996; Downtown 81, (o New York Beat Movie), diretto da Edo Bertoglio nel 1981 e con protagonista lo stesso pittore, che vaga per Downtown cercando qualcuno interessato ai suoi quadri, scrivendo messaggi ironici e di denuncia sociale sui muri della città, incontrando persone, partecipando a feste, dipingendo; il documentario The radiant child, uscito nel 2010, diretto da Tamra Davis, amica del pittore.
La figura di Haring è invece trattata nel documentario The Universe of Keith Haring del 2007, di Christina Clausen, attraverso interviste audio e video da lui stesso rilasciate in vita e attraverso le parole di amici e familiari.
Oltre ai lungometraggi più conosciuti, vi sono numerosi video o documentari di piccola produzione che hanno attinenza con il writing: tra questi si può citare “Nero Inferno” (dal nome dell’inchiostro indelebile utilizzato talvolta per scrivere), prodotto da Giacomo Mineo nel 2002, dedicato alla scena milanese e in particolare alla nascita ed evoluzione dei graffiti sulle Ferrovie Nord, con l’intervista a cinque writer (tra cui Dumbo)-il video si può trovare suddiviso in parti su Youtube: http://www.youtube.com/watch?v=E-Tf4Ja9v2g.
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