Visualizzazione post con etichetta blek. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta blek. Mostra tutti i post

lunedì 18 aprile 2011

Blek Le rat

Blek le rat, nome d’arte di Xavier Prou, è considerato come il precursore di Banksy (secondo le parole dello stesso: “ogni volta che penso di aver fatto qualcosa di abbastanza originale, scopro che Blek le rat ci aveva già pensato vent’anni fa”) e il “nonno dello stencil”: inizia, già dai primi anni ’80, a partire dalla città di Parigi, a realizzare stencil aventi come soggetto i ratti, che sono “gli unici animali selvaggi viventi in città e che sopravviveranno quando la razza umana sarà estinta”, proseguendo con figure umane (soldati, uomini di ogni nazionalità, figure femminili, autoritratti, personaggi famosi come Leipzig, Beuys e Lady Diana). Anche nel suo caso, lo stencil viene considerato un metodo molto facile e veloce per agire sui muri e “donare” qualcosa al suo pubblico (“I miei stencil sono un regalo, introducono le persone al mondo dell’arte, con in più un messaggio politico. Questo movimento è una democratizzazione dell’arte: se la gente non va in galleria, portiamo la galleria alla gente!”); inoltre può eventualmente essere rimosso, evitando fastidi con le forze dell’ordine.
Blek le Rat si è formato come architetto, e ciò gli ha permesso di capire il paesaggio urbano e come guardare lo spazio intorno a lui; questo, combinato con l’ “illuminazione” di una nuova consapevolezza politica e sociale, nonché i suoi primi studi nella litografia e pittura, hanno fatto della street art un ovvio punto d’approdo del suo talento: così ha iniziato nel 1981 a combinare le sue capacità, esprimere i suoi pensieri e creare la sua arte per le masse. La sua prima mostra personale si tiene a Londra, alla Leonard Street Gallery, nel 2009 espone a Melbourne alla Metro Gallery nella mostra “Le Ciel Est Bleu, La Vie Est Belle”, dove presenta tele, fotografie, e opere su altri supporti realizzate dagli anni’80 ad oggi.
Blek le rat considera Banksy, e la sua fama, fondamentale anche per la sua fortuna: “Solo oggi la mia street art è vista come una grande novità, e ciò grazie a coloro che dicono che Banksy si è ispirato a me”.

More info:

domenica 10 aprile 2011

Street Art

Con il termine Street Art (arte di strada) si indicano tutte quelle forme artistiche che si manifestano in luoghi pubblici, con tecniche varie: spray, sticker, stencil, proiezioni video o sculture. La street art presenta alcune differenze e alcune caratteristiche in comune con il fenomeno del writing: se ne differenzia poiché la tecnica in questo caso non si limita all’uso della bomboletta e il tema non è inscindibilmente legato solo allo studio del lettering e della tag, ma può includere soggetti differenti (es: disegni o slogan di critica sociale, installazioni); mantiene, invece, come il writing, un forte rapporto con la strada e un simile intento di rivendicazione di vie o piazze come luoghi pubblici, di tutti, contro la proprietà privata (e dunque un aspetto di sovversione e critica verso la società) e il tentativo di farne uno spazio di esposizione per la propria fantasia e le proprie opere, comunicando così ad un vasto pubblico (dunque la stessa ricerca tesa a farsi conoscere).
Tra le tecniche che la street art utilizza troviamo l’utilizzo di stencil, che permettono una produzione molto veloce e pressoché illimitata, e lo sticker: in questo caso è dunque l’adesivo il mezzo con cui veicolare un messaggio di tipo politico, sociale, di critica, fino ad arrivare a volte allo sfruttamento dello stesso metodo per la pubblicità commerciale (tramite operazioni di cosiddetto “guerrilla marketing”: promozione pubblicitaria non convenzionale e a basso budget, che si avvale di mezzi e strumenti aggressivi, usati in modo creativo per far leva sull’immaginario dell’utente); in altri casi lo sticker viene visto come un altro modo per diffondere la tag o un emblema del writer. Spesso la street art cerca, stupendo il passante, di contrastare una cultura che crea spettatori passivi, e di far riflettere.
Paradigmatico in questo senso è il caso “Untho”, il cui ideatore è il giovane artista Alessio Schiavon. Un omino stilizzato vuole rappresentare, agli occhi del creatore, l’ “uomo medio”, milanese, grigio, accigliato, spento, passivo, contro il quale si rivolge il messaggio alla base del concetto artistico, che mira a interferire con il contesto urbano inserendosi all’interno di questo tramite gli stickers, provocare il pubblico con i suoi pensieri e riflessioni, proporre uno stile di vita alternativo, più attivo e “spensierato”, in opposizione ai frenetici ritmi urbani. Tramite l’affissione di posters e stickers in giro per la città di Milano e non solo, spesso con un’azione capillare, si mira ad un duplice fine, poiché l’operazione è in un primo tempo esclusivamente artistica e poi sfruttata anche a fini pubblicitari, in seguito alla creazione di una linea d’abbigliamento streetwear.
In altri casi, invece, la street art mira a proporre un nuovo messaggio in contrasto diretto con i manifesti pubblicitari da cui la città risulta invasa (senza alcuna lamentela da parte dei cittadini come invece accade per l’arte di strada stessa).
La street art, così come il writing, cerca un circuito spesso illegale, ma più spontaneo e più diretto ad un vasto pubblico, facendo della città stessa la sua galleria a cielo aperto e rifiutando mostre ufficiali, anche se oggi un gran numero di street artist fa il suo ingresso nel “sistema”.

Next: alcuni dei più importanti street artist di oggi: Banksy, Blek le rat, Shepard Fairey.