venerdì 28 gennaio 2011

News mostre milanesi

Oggi vi segnalo due interessanti mostre appena inaugurate a Milano.

La prima è "Ogni Scarrafone è bello a mmamma sua", personale di Pus, alla Galleria 70 in Corso Porta Nuova.
Pus è un importante street artist milanese, il cui soggetto preferito sono gli scarafaggi (da cui il titolo della mostra), indagati tramite opere realizzate con differenti tecniche e su supporti diversi: nelle strade cittadine si possono trovare sorte di stencil "scarafaggiosi", in galleria anche opere su tela. Nei suoi lavori i protagonisti scarafaggi, e gli altri insetti, si animano, assumendo emozioni ed atteggiamenti quasi umani (diventando così una metafora dell'uomo?).
La mostra continuerà fino al 9Aprile.

La seconda mostra è la personale di Gatto Nero (nome d'arte di Alessandro Gatti), "Graffi". 
Artista partito dalla strada, oggi lavora molto anche su tela, indagando tecniche diverse (ad esempio dipinge sul polistirolo e sul plexiglass, incolla tubetti di colore sulla tela, "spacca" il colore tendendo la tela, con un effetto simile alla crettatura, realizza opere fortemente materiche con grande quantità di vernice). In questa particolare mostra, sono presenti opere incentrate su tre elementi: i paesaggi, le bandiere e lavori di genere più informale.
I paesaggi riprendono elementi dell'espressionismo astratto, nel tentativo di mostrare i cambiamenti attuali: tecnologia e progresso versus forza della natura.
Le bandiere vengono invece lacerate o graffiate dal pennello, simboleggiando in questo modo la loro attuale "inutilità" causata dalla globalizzazione.
I soggetti più informali rappresentano mondi immaginati, fortemente materici, pregni di simboli e colore, in opere al limite tra scultura, pittura e oggetto reale.

La mostra continuerà fino al 13 febbraio alla galleria Stradedarts in Largo dei Gelsomini 6.

giovedì 20 gennaio 2011

Il linguaggio del writing

I writer utilizzano un gergo e un linguaggio ben preciso per esprimersi: le parole comuni mutano così il loro significato originario per assumerne uno nuovo, fino ad inventare una nuova lingua. Ovviamente questo linguaggio sarà pienamente comprensibile a chi fa parte del movimento e del tutto incomprensibile a chi ne è fuori, creando diversi problemi di comprensione e accettazione che vedremo successivamente (ossia: molti odiano il writing soprattutto perchè non lo capiscono).Nel caso del writing, sono specialmente parole inglesi di uso comune che vengono riprese, mutate e riutilizzate per indicare gli stili, identificare il ruolo degli appartenenti al gruppo, le tecniche eccetera (vedi glossario).
Parlando di linguaggio, nel caso del writing, si deve anche considerare che tutto il movimento stesso è un’espressione artistica che si basa sul lettering, ossia sullo studio di lettere con forme diverse, e di parole, che non possiedono però un significato usuale: i writer, infatti, non fanno altro che rielaborare continuamente solo il loro nome, la loro tag, in tutte le forme e i colori possibili. Dunque, per il writer, l'unico soggetto dell'opera è il SUO NOME (=la tag); ciò che vediamo scritto sui muri, dunque, non è un messaggio chiaramente decifrabile ai più, politico o sociale, ma rappresenta l’essenza stessa del writer, poichè scrivere il proprio nome è un gesto quasi automatico, istintivo, una forma di comunicazione spontanea che diventa una sorta di testimonianza visibile della sua esistenza, un’affermazione della sua presenza nella città, un modo per farsi riconoscere e conoscere. Questa operazione può essere considerata strana e inusuale, ma l’importanza e il rispetto del nome sono ritenuti fondamentali: per questo bisogna differenziarsi dagli altri con un nome diverso, e viene considerato un gesto grave scrivere sopra agli altri nomi. In entrambi i casi, violare il nome è come violare l’identità.
La comunicazione tra writer può dunque avvenire, grazie ai pezzi sui muri o sui treni, senza un contatto diretto, ma tramite messaggi “sotterranei” e non ufficiali, che permettono però di dare informazioni precise: testimoniano che il writer è stato in quella zona, gli permettono un riconoscimento all’interno del movimento (anche a livello globale, tramite la mobilità dei treni), danno un’idea del suo livello e del suo stile. Una semplice scritta, considerata totalmente priva di significato dalla maggior parte delle persone, può dunque veicolare numerosi messaggi.
Nella prossima puntata, vedremo come ciò causi i suddetti problemi di interpretazione con la "gente comune".

sabato 8 gennaio 2011

i pionieri del writing

Oggi parliamo dei cosiddetti "pionieri" del movimento, ossia di coloro che per primi hanno posto le basi, inventato gli stili, imposto le regole, e sono stati negli anni l'esempio a cui ispirarsi per i writer successivi. Tra questi, fondamentale è il nome e il personagggio di Taki 183, protagonista indiscusso della scena newyorchese dei primi anni ’70. Questo diciassettenne greco invade letteralmente la metropolitana con la sua tag, ispirandosi a un altro giovane writer (Julio 204): a differenza di quest’ultimo e degli altri writer della prima ora, però, si avvale di un pennarello con la punta più grande, così che il suo nome possa spiccare tra gli altri sui muri e sui treni. La sua è una vera azione di bombing, destinata a raggiungere livelli fino a quel momento inesplorati e risultare onnipresente. A Taki si interessa anche la stampa, il “New York Times”, infatti, pubblica un articolo su di lui nel 1971 (Taki 183’ Spawns Pen Pals, «New York Times», 21 luglio 1971). Da questo momento il writing diviene una sorta di mania che contagia moltissimi giovani, che vivono una vera competizione per provare la propria bravura e raggiungere la fama attraverso il numero delle loro firme.“Questo elitario gruppo di pionieri” comprende moltissimi nomi, tra gli altri: Sjk 171, Dutch 135, Cloud 160, Ace 137, C.A.T 87, Topcat 126, Tree 127, El Cid, Charmin 65, Irene 149, Coco 144 e i più conosciuti Lee 163d! e Phase II. Ognuno di loro sceglie una personale tag, che può essere un soprannome identificativo, caratterizzato spesso da un numero, che rappresenta il numero della strada o del caseggiato di provenienza o un numero di serie (Bam, Bam 4, Bam 5); altre volte si usano nomi propri di battesimo, slave names, nomi con radici etniche o altri inventati. Molti writer, una volta scelto il loro nome ‘di battaglia’, si riuniscono in gruppi chiamati crews, che comprendono membri con le stesse finalità d’intenti e caratteristiche simili, ma risultano essere anche molto eterogenee: non ci sono infatti differenze di razza, educazione o ceto sociale. Il rispetto, infatti, si basa interamente sulle capacità tecniche e stilistiche, nonchè sulla quantità di tag che il graffitaro realizza, a prescindere da razza o da quartiere di provenienza. L’obiettivo è così quello di farsi conoscere, invadendo letteralmente la metropoli: chi conquista anche i luoghi meno accessibili ottiene maggior prestigio. La gratificazione suprema è rappresentata dall’approvazione degli altri writer, che ne capiscono e sanno cosa apprezzare.
In questi primi anni, sono diversi i writer che rivestono un ruolo particolarmente importante, poiché imprimono una svolta al movimento per quanto riguarda lo stile o perché raggiungono livelli più alti rispetto agli altri. Tra questi, oltre a Taki 183, a cui dobbiamo in parte la nascita e la diffusione del writing come fenomeno sociale, si possono ricordare Phase II, Lady Pink, Super Kool, Lee, Futura 2000, e Rammelzee.

PHASE II è lo pseudonimo di Loony Wood, attivo sin dagli esordi della scena writing  negli anni Settanta a New York; è un afroamericano proveniente dal Bronx. Frequenta la De Witt Clinton High School e si inserisce nel giro del writing grazie all’amico Thomas Lee, Lee 163rd;diventerà poi  componente di una delle crew più famose del periodo: i Fabolous Five, insieme a Dice 198, Riff 170, Stayhigh 149, Ray B 054. L’origine del suo nome viene spiegata dallo stesso Phase: “L’anno precedente avevamo dato una festa, e volevamo ripeterla quell’anno, e io dissi: la chiameremo fase 2 (Phase 2 in inglese). Non conosco neanche io il motivo, ma sono rimasto folgorato da quel nome, ho capito che faceva per me. Da allora ho cominciato a realizzare pezzi con il nome Phase 2”.
La sua importanza e il motivo principale per cui viene ricordato sono legati al fattore stilistico: a lui si devono, infatti, l’introduzione dell’outline, l’utilizzo dei puppet, delle frecce per decorare le lettere e, soprattutto, alla fine del 1972, “l’invenzione” del Bubble style. Questo nuovo stile, creato dal nulla, risulterà essere fondamentale: ripreso e copiato da tutti, ancora oggi rimane un caposaldo del movimento, e uno dei primi stili che ogni writer impara. Grazie a Phase, dunque, viene raggiunto un nuovo livello nell’evoluzione dello stile; nel suo lavoro, e in quello di ogni writer, egli considera essenziali la progettazione, l’elaborazione e la sperimentazione, inoltre dev’essere basilare l’idea di autenticità del writing e il suo legame con la strada. Il ruolo di Phase nella cultura writing risulta incisivo anche per altri motivi: è tra i primi ad entrare nella United Graffiti Artists nel 1974 (collettivo di writer professionisti); è collaboratore di International Graffiti Times, la prima rivista dedicata al writing nel 1980; insieme a David Schmidlapp realizza il libro Style: Writing from the underground. Al di là del writing, a cui si dedica completamente in un secondo tempo, agli inizi è anche coinvolto nella Cultura Hip Hop come dj e breaker: nel 1982, infatti, collabora a due dischi (Beach Boy, con Barry Michael Cooper e The Roxy, con Material) e partecipa al “New York City Rap Tour”, che riunisce moltissimi artisti del mondo hip hop (dj, writer, breaker, mc) e che viaggia in Francia e nel  Regno Unito.

Un altro protagonista dei primi anni ’70 è LEE, ossia George Lee Quinones, portoricano, che inizia a dipingere nella subway newyorchese nel 1974, e sarà con Phase II uno dei membri della crew Fabulous Five. La sua importanza all’interno dell’aerosol culture viene testimoniata dal ruolo di protagonista che gli viene assegnato nel film Wild Style, nel 1983; inoltre, molti dei suoi migliori lavori vengono presentati nei volumi Subway Art nel 1984 e Spraycan Art nel 1987, determinanti per la conoscenza del movimento. Egli è un artista poliedrico, dato che, oltre che di writing su differenti superfici (muro, treni e tela), si occupa anche di scultura: utilizza diverse forme con l’unico obiettivo di esprimersi come artista e di distinguersi; è anche uno dei primi writer che mostra la sua arte nel circuito ‘legale’ delle gallerie (la sua prima mostra viene tenuta alla galleria La Medusa di Roma nel 1979, mentre oggi i suoi lavori si trovano nelle collezioni del Whitney Museum e del Museum of the City New York nonché in musei olandesi). Come per Phase, anche per Lee, le parole d’ordine per ogni writer devono essere evoluzione continua, fantasia, stile originale e attenzione alla strada; spesso egli introduce anche una nota di denuncia socio-politica all’interno della sua arte, in particolare contro la guerra e le armi: ad esempio, nel 1999 inizia a dipingere una facciata americana con il lavoro “Securing the Requiem”, sul Vietnam. Nel corso del tempo, però, le sue creazioni sono entrate anche in un circuito più commerciale e ha collaborato con diverse aziende per la parte grafica: Adidas, Ford Motor Company, Nike, Absolut Vodka.

Un altro writer fondamentale, perché introduce novità nell’ambito dello stile, è SUPER KOOL 223, ricordato poiché è il primo a realizzare il cosiddetto masterpiece (agli albori una grossa firma con il contorno), che permette di far risaltare ulteriormente il proprio nome rispetto alle semplici tags, e il primo top to bottom, ossia un vagone della metropolitana dipinto per tutta l’altezza, compresi i finestrini, da cui parte il concetto dei “whole cars”. Queste due innovazioni cambiano il corso del writing e vengono ampiamente sfruttate da moltissimi writer: Super Kool viene così considerato uno dei king delle linee 2 e 5 della metropolitana di New York e uno dei master indiscussi degli albori.

Sempre nel campo dello stile, Rammelzee e Futura 2000 si distinguono per la loro cifra stilistica particolarmente interessante e per l’introduzione di ulteriori nuovi livelli. FUTURA 2000, il cui nome deriva da una combinazione tra il film “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrik, e il modello Futura della Ford, è considerato una figura mitica da molti writer, grazie al suo stile inconfondibile su muro e treni: egli ha contribuito alla diffusione dell’aerosol culture in giro per il mondo, ha collaborato con Fashion moda (molti suoi lavori sono presenti in mostre di questo gruppo), e con la band musicale The Clash. Partendo dalla strada, con cui mantiene ancora un legame molto forte, si avvicina in seguito a diverse vie di comunicazione: oggi non dipinge più ma lavora molto sul computer, individualmente, considerandolo un mezzo d’avanguardia fondamentale.
A RAMMELZEE, nato nel Queens nel 1960, ed importante Mc, scultore e writer, si deve l’invenzione di due stili molto innovativi quali il Panzerismo Ikonoklasta e il Futurismo Gotico. Secondo la sua personale visione, è necessaria una vera e propria “guerra di lettere”, le quali vengono “armate”, contro gli standard e le regole imposte dall’alfabeto: contro un codice codificato e tradizionale, rivisita il linguaggio del writing e impone le sue lettere gotiche o in movimento, che scardinano i significati e le regole linguistiche usuali. Egli riflette profondamente anche sul ruolo e lo sviluppo della lingua all’interno della società, e si pone a capo di una banda chiamata Tag Master Killers, in cui ogni membro ha il compito di difendere una determinata lettera (A One difende la A, Koor la B, Toxic la C, e Rammelzee difende la lettera principale, Sigma). Il suo nome deriva da “RAM”, un’altra M che sta per Magnitude, Sigma, LL (Longitude e Latitude), Z, Σ, Σ (somma). Dipinge nella subway di New York, e nella metà degli anni ’80 pratica, insieme ad altri artisti, il cosiddetto East village wild Style: uno stile illeggibile e dinamico che si rifa alle lettere gotiche dei manoscritti medievali. Inoltre utilizza molto anche la tecnica del collage, tramite cui può creare un nuovo modo di esprimersi, che dissocia le lettere dal loro significato abituale, donandogliene uno alteranativo. I suoi lavori sono stati mostrati in gallerie di New York ed europee; oggi si trovano nelle collezioni del Moma. La sua influenza si esercita anche nel campo musicale e si può oggi ancora sentire in gruppi come Beastie Boys e Cipress Hill, mentre la sua canzone “Beat Bop”, in collaborazione con Basquiat, è inserita all’interno del film Style Wars.
Un personaggio importante, specialmente per la svolta “sociale” che imprime, è poi Lady Pink, una delle poche ragazze nei primi tempi del writing. Generalmente, infatti, pur non essendo una scena “maschilista”, i writer, all’inizio, sono in maggioranza uomini per diversi motivi: innanzitutto le ragazze all’epoca non hanno la stessa libertà dei loro coetanei maschi, né la possibilità di rimanere fuori la notte per dipingere (momento fondamentale, con il favore delle tenebre, per colpire i treni); il writing può esser visto come un’attività talvolta pericolosa, con la continua preoccupazione di esser sorpresi dalla polizia; spesso sono i ragazzi a non volersi prendere la responsabilità se succedesse qualcosa. Se una ragazza è davvero bad, invece, viene accolta nella crew. Altre volte può essere anche una questione di orgoglio maschile: le ragazze molto brave, con fama e buono stile, sono considerate una minaccia e per questo rimangono piuttosto in ombra nonostante le loro capacità.
Malgrado questi fattori, alcune ragazze sono riuscite ad imporsi sulla scena e ad ottenere il rispetto: tra queste Barbara 62, Eva 62, Charmin, Stoney , Lady Hearth, Dawn, Bambi e la stessa Lady Pink. Quest’ultima entra nel mondo del writing nel 1979, iniziando subito a dipingere sui treni, fino al 1985; partecipa anche alle iniziative di Fashion moda e Graffiti Production Inc. Nel 1982 compare in Wild Style, film cult dedicato al mondo hip hop. La sua prima personale si tiene al Moore College of Art; oggi è un’artista affermata, a capo, insieme al marito, di una compagnia per pitture murali, e i suoi lavori si trovano in importanti musei americani come il Whitney Museum, il MET a New York, il Brooklyn Museum.

Next time.. Graffiti woman!

 

mercoledì 5 gennaio 2011

"sopra il sotto" a milano

oggi divaghiamo e vi parlo di un'interessante iniziativa milanese, Sopra il sotto. dopo il progetto di zona tortona (dove sono ancora visibili), é possibile, fino a dicembre 2011, camminando con il naso all'ingiù, vedere anche in via montenapoleone una serie di 20 tombini realizzati da street artist: Shepard Fairey  da New York, Space Invader da Parigi, Rendo dall'Italia, Flying Fortress dalla Germania, The London Police dall'Inghilterra.


I tombini di Flying Fortress sono riconoscibili grazie alla presenza dei "Teddy troops", orsi militari, che l'artista utilizza come sorta di logo o tag personale; Rendo usa un linguaggio e uno stile astratto, tridimensionale, dinamico e colorato; Shepard Fairey, famoso a livello internazionale perchè autore di Obey e del famoso poster Hope blu-bianco-rosso con il volto di Obama, sfrutta uno stile grafico e tribale, essenzialmente bianco e nero; Space Invader ripropone i suoi caratteristici alieni realizzati in pixel come nell'omonimo videogame giapponese, con i quali mira ad invadere tutte le città del mondo; The London Police, duo londinese, presenta i "Lads", allegri omini che comunicano e diffondono amore, amicizia e felicità.
Io sono stata a vederli e mi sono piaciuti molto, un'originale alternativa alla passeggiata shoppingara nella via della moda per eccellenza!


questo è il sito di riferimento, dove si può trovare anche la "mappa" e il catalogo dei tombini: http://www.metroweb.it/


questi i siti degli artisti:
http://obeygiant.com/ Shepard Fairey


http://www.thelondonpolice.com/NewTLP/News.html The London Police


http://www.rendo.it/ Rendo


http://www.space-invaders.com/ Space Invader


di seguito alcune foto, personalmente realizzate. enjoy it!