giovedì 17 febbraio 2011

Gallerie e street artist-writer

Come da gentile richiesta, oggi analizziamo il rapporto tra le gallerie e le istituzioni museali da una parte, e lo street artist o il writer dall'altra.
Innanzitutto si osserva che, soprattutto nei primi tempi del fenomeno, writer e gallerie hanno un rapporto piuttosto conflittuale: da una parte, infatti, i writer avvertono il desiderio di slegarsi dai limiti della strada e veder riconosciuta la propria abilità artistica in un circuito più istituzionale, ma d’altro canto sentono profondamente l’importanza di rispettare le proprie origini. Per molti writer, infatti, entrare in galleria significa snaturare la propria opera, trasferirla ad un supporto “falso”, rinnegare la strada come punto di partenza e sede principale del writing, sottostimare il rapporto con il territorio.
Inoltre, l’azione compiuta in strada permette di sentire il fattore illegale e la conseguente adrenalina, che sono un elemento pregnante del writing, e rappresentano la sua forza e la sua vitalità: c’è così il rischio, trasferendosi dalla strada ad un luogo legale, rilassato ed ufficiale, di declassare anche la qualità artistica dell’opera.
In più, a volte si presenta un elemento di difficoltà di espressione viva e spontanea, poiché la commissione o l’indirizzo della galleria influiscono sulle scelte del writer e sul suo operato, creando una situazione completamente differente dalla libertà di strada.
In altri casi, più fortunati, invece, agli artisti viene fornito lo spazio e il materiale e viene loro lasciata carta bianca: hanno così la possibilità di ritrovare la stessa libertà della strada (o anche maggiore, senza limiti di spazio, di tempo e il fattore rischio), anche se talvolta non la stessa energia. 
Un altro aspetto da non sottovalutare, con l'ingresso in gallerie o nel museo, è quello del pubblico: l’opera sul muro o sul treno si rivolge ad un pubblico molto più ampio ed eterogeneo, seppur spesso involontario, mentre la visita al museo o alla galleria è frutto di una scelta consapevole di determinate categorie di persone, però in numero più ristretto, che limita dunque l’espansione e la vitalità del writing. 
L’arte di strada è inoltre, per sua natura, completamente svincolata dalle logiche di mercato, è arte per tutti, senza proprietari, è gratis e costantemente accessibile, senza orari.
Nonostante questi aspetti, spesso, già dai primi anni Settanta, i writer vengono attratti dalla “sicurezza” della galleria: talvolta in vista di possibili guadagni derivanti dalla vendita delle opere su tela, più generalmente per un desiderio di misurarsi con altre forme e tecniche d’espressione e di venir riconosciuti come veri e abili artisti; ma anche per far entrare questo tipo di arte in un circuito più ufficiale, per far meglio conoscere sia il proprio operato sia il movimento stesso, svincolandolo dal mero aspetto “vandalico”, con cui viene generalmente percepito. In altri casi, l’ingresso in galleria o le commissioni pubbliche possono essere viste come il punto di arrivo di un processo di naturale evoluzione: si parte dalle prime esperienze in strada, si migliora e si evolve fino a fare dell’attività artistica una vera professione ed essere ospitati in gallerie, musei o collezioni più ufficiali. In altri casi ancora le due cose vanno di pari passo: ci si inserisce in un circuito più legale esponendo, ma nello stesso tempo non si rinuncia alle proprie origini continuando anche a dipingere in strada.
Dopo questa prima intro, nella prossima puntata vediamo alcuni casi di gallerie e musei italiani ed internazionali che accolgono l'arte di strada.

1 commento:

  1. Grazie per questa prima risposta.Difficile conciliare ribellione e mercato.Alcune mediazioni possibili,mi sembra ci siano tuttavia state.Speriamo che si trovino anche altri modi ,in futuro, che consentano di non disperdere alcune opere ed alcuni artisti di sicuro valore.

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