Iniziando la nostra analisi dagli esempi più precoci, negli anni Settanta il primo tentativo di trasferire il writing dalla strada alla tela si deve a Hugo Martinez, che, nel 1972, fonda un collettivo di artisti writer chiamato UGA (United Graffiti Artists); di questo primo gruppo fanno parte, tra gli altri, Stitch I, Co-Co 144 e Charmin. Tra le varie esposizioni, nel 1972 si presentano per la prima volta al City College, nel 1973 alla Razor Gallery, dove i primi graffiti su tela sono messi in vendita, nel 1975 all’Artist Space di Soho. L’UGA rimarrà attiva per alcuni anni, e sarà uno dei punti di riferimento più importanti per molti writer.
Parallelamente, dopo i primi esperimenti di inserimento in galleria, diversi writer sentono il bisogno di dimostrare che la loro è vera arte e di ottenere un riconoscimento più ampio, espandendosi oltre la strada: tra questi ad esempio Lee, di cui si tiene una mostra “monografica” nel 1979 alla Galleria La Medusa di Roma, presentata da Bruni e Buzzati Traverso.
Nella stessa direzione si muove la galleria “Fashion moda”, nata nel 1979 nel South Bronx per iniziativa di Stefan Eins, Joe Lewis e William Scott. Questo spazio viene definito dallo stesso Eins come un “museo di scienza, arte, tecnologia, invenzione e fantasia, come concetto culturale e qualcosa di essenzialmente inedito e differente”, dove tutto può accadere a qualsiasi ora e in qualsiasi momento: diventa subito esclusivo ed unico sia per l’originale arredamento (la decorazione è realizzata da Crash e le pareti interne vengono rivestite di tags) sia per il suo pubblico (pochissimi i newyorkesi di Manhattan, poiché molti hanno paura a spingersi fino a questa zona, ma numerosissima la gente di colore di origine spagnola e sudamericana). La galleria diventa presto famosa e punto di riferimento per tutti i nuovi giovani artisti, mirando a unire la strada con il mondo artistico e a promuovere l’arte spontanea del ghetto, l’arte “priva di cultura”. Tra le prime mostre organizzate, il graffiti show curato da Crash, che riunisce molti writer che eseguono pezzi su tela o muro, dalle tags a opere più complesse; successivamente si tiene una mostra sull’“Ikonoklast Panzerism” di Rammelzee, nel 1980 “Graffiti art success”, nel 1981 e nel 1982 le due edizioni di “South Bronx Show” a cui partecipano tra gli altri anche Futura 2000, A-One, Daze. Nel 1981, la mostra “New York, New Wave”, organizzata da Diego Cortez, presenta opere di diversi artisti e performers tra cui Crash, Lee, Futura 2000, Haring, Basquiat; di quest’ultimo si tiene anche una personale (presentandosi con il nome di Samo) alla Galleria Mazzoli di Modena. Fondamentale è per “Fashion moda” l’invito a “Documenta 7” di Kassel nel 1982: il writing riceve così un riconoscimento ufficiale ed entra nel circuito del mondo dell’arte, distaccandosi dall’illegalità. La galleria si presenta a Kassel come una boutique, esponendo opere di Lee, Crash, Toxic, inoltre sono presenti alla manifestazione anche Haring e Basquiat.
Intanto anche a Soho vengono aperti alcuni spazi “di frontiera” riservati ai “kids”. Il più interessante è la galleria di Tony Shafrazi in Mercer Street, che inaugura la stagione con Keith Haring, Ronnie Cutrone e Donald Baechler. Alcuni writer inoltre (es: Freedom, Lady Pink, Crash) collaborano, decorando oggetti, con la Graffiti Production Inc., laboratorio di produzione e vendita di stampe, magliette e altri articoli, fondata da M. Neulandere e J. Twobin nel 1981.
Anche in Italia si iniziano a vedere i primi ingressi di writer in galleria, seppur all’inizio molto sporadici: nel 1983 si tiene, a Napoli presso Lucio Amelio, una personale di Haring, lo stesso è invitato a decorare il negozio della Fiorucci a Milano; Achille Bonito Oliva presenta Haring, Basquiat e Rammelzee, tra gli altri, alla mostra “La scuola di Atene” ad Acireale; Rammelzee è ospitato anche a Martina Franca presso lo Studio Carrieri con una personale con opere a spray su marmo e legno, disegni e anche un’automobile completamente decorata.
L’interesse maggiore per il movimento si deve in Italia a Francesca Alinovi (ricercatrice presso il Dipartimento delle arti Visive all’Università di Bologna), la quale cura nel 1982 a Bologna, “Telepazzia”, la settimana della performance, dove vengono proiettati anche video di Haring e Scharf, nel 1984 la mostra “Arte di frontiera: New York graffiti” con la partecipazione di artisti americani, a cui dedica l’articolo, che poi diventerà un libro, “Arte di Frontiera”. A lei si deve la primitiva attenzione al writing e l’innesco del successivo interesse pubblico e fermento artistico anche nel nostro paese.
Next: la situazione attuale.
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