mercoledì 13 aprile 2011

Banksy

Uno degli street artist più famosi, a livello mondiale, è Banksy. Banksy è un assoluto genio. La sua particolarità consiste nel lasciare continuamente una traccia sui muri della città, ma a vivere da sempre nell’anonimato: si conosce solo il suo luogo di nascita (Bristol), ma nessuno sa esattamente chi sia, quale sia il suo nome (su cui si sono negli ultimi tempi fatte supposizioni: Robert o Robin Banks), e, anche nel caso di lavori su commissione, comunica solo tramite un gruppo di intermediari.
Egli utilizza differenti tecniche, come la scultura (originale ad esempio la scultura della cabina telefonica britannica assassinata), ma soprattutto lo stencil, che ha assunto un’importanza particolare all’interno dell’opera degli street artist; mentre i messaggi che vuole trasmettere sono di solito anti-militaristici, anti-capitalistici o anti-istituzionali. Per far ciò, si avvale di soggetti generalmente originali, umoristici, popolari e facilmente comprensibili, che colpiscono e fanno riflettere: tra i più usati scimmie, ratti (topi fotografi, artisti, soldati, rapper, pacifisti, presenti in molte metropoli inglesi e americane), poliziotti, soldati, bambini e anziani. Un’altra sua peculiarità consiste nell’intervento non-ufficiale all’interno di mostre o musei importanti, una critica all’istituzione museale tramite un’azione pacifica ed ironica, ossia l’affissione di sue opere tra quelle già in sede, il tutto in segreto (spesso si nota la sua intrusione dopo diverso tempo): in questo caso introduce particolari disturbanti, anacronistici o completamente fuori luogo (ad esempio nobili del Settecento con bombolette spray, pali della luce in paesaggi settecenteschi, un carrello della spesa rovesciato nello stagno giapponese di Monet); il British Museum ha deciso di aggiungere alla sua collezione permanente una sua simil-incisione rappresentante un uomo preistorico a caccia con tanto di carrello della spesa (“Early man goes to market”), mentre al Natural History Museum di Londra si cataloga una nuova specie di animale: un ratto dotato di zaino, bomboletta e occhiali, chiamato “Banksus Militus Vandalus”.  
I suoi interventi si inseriscono perfettamente all’interno del tessuto urbano che vanno a mutare, arricchire e decorare: tra le sue operazioni più importanti si ha la realizzazione, nell’agosto del 2005, di murales sulla parte palestinese della barriera di separazione israeliana, sorte di squarci nel muro (realizzati con la tecnica del trompe l’oeil) che permettono di immaginare e vedere dall’altra parte un mondo originale e fantastico con paesaggi tropicali, bambini che giocano, spiagge. Anche nel caso di Banksy l’intento principale è la comunicazione con un vasto pubblico e la diffusione delle sue opere al di là del sistema riconosciuto: “Alcune persone diventano dei poliziotti perché vogliono far diventare il mondo un posto migliore. Alcune diventano vandali perché vogliono far diventare il mondo un posto migliore da vedere”. Banksy, inoltre, riflettendo sull’ingresso della street art in galleria, dice: “Non so se la street art possa stare al chiuso. Se addomestichi un animale, passa dall’essere selvaggio e libero a sterile, grasso e sonnolento. Così forse per l’arte sarebbe meglio stare all’aperto. Tuttavia molte persone anziane trovano molto piacevole avere un animale domestico in casa. È dura rinchiudere l’adrenalina della street painting quando ti ritrovi in un delizioso studio con una teiera sul fuoco”.
 Nonostante ciò, il sistema ufficiale ha presto riconosciuto il suo talento: il Bristol museum gli ha dedicato una personale nel 2009, è presente alla galleria di Steve Lazarides (suo portavoce), circa 40 suoi lavori originali si possono trovare all’Andipa Gallery di Londra, in formato ridotto “da galleria”, in cornice (nel 2010 alcuni sono stati presentati a Milano nella mostra “Fight for Art” tenutasi al Superstudio più). Banksy ha inoltre pubblicato alcuni libri che raccolgono molte delle sue immagini e testi da lui stesso scritti: Existencilism, Banging Your Head Against a Brick Wall, Cut It Out, Wall and Piece; nel 2010 esce anche il film “Exit through the gift shop”, una sorta di finto documentario sulla sua persona e sui suoi lavori, che diviene nell’ultima parte una critica al mondo dell’arte e alla facilità con cui spesso artisti sconosciuti raggiungono la notorietà, presentato al Sundance Film Festival. Nel film compaiono anche diversi altri importanti street artist, tra i quali Invader (artista francese, ricrea i personaggi colorati del videogame “Space Invaders” tramite piccoli mosaici che invadono, secondo criteri estetici, concettuali o strategici, città europee e non), Shepard Fairey, lo stesso Banksy con voce camuffata e al buio, Mr Brainwash (che all’inizio del film è colui che riprende gli street artist, mentre alla fine diventa il principale protagonista nonché primo obiettivo della critica di Banksy), e altri artisti internazionali, come Seizer, Zevs, Neck, Dot Master, Swoon, Buff Monster, Borf, Ron English.

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